Rifugio Alp di Fora (1’844 m)

Data: 21 novembre 2009
Partenza: Svizzera, Grigioni, Valle Mesolcina, Santa Maria, Nadi
Difficoltà: T3
Dislivello: 981 m
Lunghezza: 7.8 km
Tempi (soste comprese): 1h 45min. (Nadi) + 1h (Croce) + 1h 30min. (Rifugio Alp di Fora) + 1h 20min. (discesa)
Tragitto e profilo: vai alla cartina su SvizzeraMobile

Il libro di Massimo Gabuzzi – “Capanne e rifugi del Ticino e della Mesolcina” (Salvioni Edizioni) – è diventato ormai una bibbia tanto quanto gli opuscoli ex Banca del Gottardo sui laghetti alpini, l’intenzione in entrambi i casi è quella di riuscire prima o poi a vedere tutto. Così sabato decidiamo di recarci al Rifugio Alp di Fora a quota 1844m in Val Calanca (Mesolcina, GR). Il rifugio è un punto d’appoggio per coloro che percorrono il Sentiero Alpino Calanca e perciò l’itinerario che conduce ad esso è ben indicato. La capanna è raggiungibile sia dal paesino di Braggio sia da Santa Maria, per non essere condizionati dagli orari della funivia di Braggio decidiamo di partire da Nadi, piccolo monte situato sopra S. Maria, da qui il percorso è più lungo ma questo per noi non è un problema.
Per sentito dire sappiamo che a S. Maria si aggira un caro signore che ha come hobby quello di lasciare multe sulle auto, onde evitare brutte sorprese venerdì chiamo direttamente in Comune a S. Maria per avere informazioni sull’accessibilità della strada che porta a Nadi. La risposta che mi viene data “Té pò naa fin do’ ché té riva!” è più che soddisfacente anche se mi lascia con un quesito…”fin dove arriveremo?”.
Vedere per credere…partiamo, arrivati all’imbocco della stradina che porta ai monti c’è chiaramente un cartello che vieta l’accesso ai non domiciliati, ma siccome ho avuto il permesso dal sindaco (che onore) proseguiamo.
Da quota 1223m, dopo aver superato le cascine di Bald, la strada diventa sterrata ma arriviamo senza problemi a Nadi 1287m dove parcheggiamo e prendiamo il sentiero in direzione del Pian di Renten.
Poco dopo esser partita arriva la mia peggior nemica… l’emicrania, ancora non so che durerà per tutto il giorno, peggiorando sempre più fino al punto di farmi girare la testa nel momento meno opportuno!! Non è stato simpatico!
Il sentiero ben segnalato in bianco-rosso-bianco che porta al Pian di Renten si sviluppa all’interno di una bella pineta chiamata Bosch Nadi, sale fin da subito piuttosto ripido ma si incontrano pure dei pianori che lasciano tempo di riprende fiato. L’ultimo di questi è situato nei pressi di quota 1651m, da qui guardando in alto vediamo la cima con la croce quotata 2126m, senza nome sulla CN 1:25’000. Da quota 1651m il sentiero porta a superare una parete quasi verticale, per farlo sale a continui zig-zag e in alcuni punti esposti è stato attrezzato con delle catene per agevolare il passaggio, il sentiero è comunque abbastanza largo ed il tratto esposto è facilmente superabile anche per chi, come me, ha problemi di vertigini.
Dopo 1 ora e 45 minuti di marcia raggiungiamo senza grossi problemi il valico denominato Pian di Renten. Il valico consiste in una pianeggiante radura che si apre tra i boschi di larice e da questa riposante zona vediamo bene la nostra prossima meta, la cimetta 2126m con la croce sta proprio sopra di noi e ci attira come fosse una calamita! Dal Pian di Renten ha così inizio la nostra vera avventura, se avessimo preso fin da subito il sentiero per il Rifugio Alp di Fora sarebbe stata una passeggiatina troooppo facile…ma invece NO…di comune accordo abbiamo deciso di salire alla croce e di conseguenza c’è toccato abbandonare il sentiero per salire tra le fratte verso questa meta. Valutiamo un attimo la zona e scegliamo di risalire il pendio spostandoci un po’più a ovest rispetto alla croce, lì il terreno non sembra così ripido…séééé!! Quando guardi i pendii dal basso non sembrano mai troppo ripidi ma quando poi ci stai sopra le cose cambiano drasticamente e la domanda che in queste occasioni sorge spontanea è… “ma chi caspita me l’ha fatto fare?!?”, già sapendo che puoi prendertela solo con te stesso! Vabbé fatto sta che dopo 1 ora di salita su terreno ripido tra rocce, neve, erba secca, pungente ginepro e rododendri (ai quali ci siamo tal volta dovuti aggrappare), raggiungiamo la cimetta con la croce! Per me grandissima faticaccia dato che ho pure la testa che mi scoppia!! La cimetta è molto panoramica, poiché si affaccia direttamente sulla sottostante Mesolcina e la vista spazia fino al Bellinzonese, bello anche il colpo d’occhio sulla Val Calanca e sul bellissimo Pizzo di Claro, sotto di noi si vede bene il Pian di Renten e le due distinte punte del pizzo omonimo. Purtroppo il panorama è rovinato da nuvolosità mista a forte foschia. Alle nostre spalle si erge il Piz di Rüss che inizialmente volevamo salire ma visti i miei giramenti (di testa mica d’altro) c’è toccato rinunciare. Non capisco come mai questa cima non abbia un nome, saldata alla croce di vetta c’è pure la gamella con il libro delle visite, insomma non manca proprio nulla! Arrivati in vetta sentiamo un forte odore di bruciato e poco dopo ci rendiamo conto del fattaccio! Questa, manco a farlo apposta, è la zona che bruciava qualche settimana fa agli inizi di novembre. Gli alberi, i cespugli e l’erba sono bruciati ed il forte odore fa pizzicare il naso! Povera vegetazione, povera montagna e poveri gli animali che abitano questi luoghi! Mentre salivamo al Pian di Renten con la cima sopra le nostre teste non ci siamo accorti della cosa, infatti da quella posizione si vedeva esclusivamente la grande parete rocciosa che guarda a sud.
Visto che non sappiamo cosa aspettarci dalla discesa smangiucchiamo qualcosa velocemente, firmiamo il libro e poi ripartiamo. L’idea iniziale è quella di percorrere la cresta, salire al Piz di Rüss e raggiungere il Rifugio Alp di Fora mediante il sentiero che scende dalla Bocca d’Vegeina accanto ai ripari valangari…ma così non è stato. Sulla cresta non c’è sentiero ma il percorso pare evidente e senza pericoli, a breve ci tocca superare una piccola pietraia…niente di che, ho già fatto di peggio ma mentre ci passo inizia a girarmi la testa e vengo presa dal panico! Il tratto da superare è veramente breve ma tra le rocce c’è della neve e non capisco se le pietre sono scivolose o meno, non mi sento sicura, mi gira la testa! Mi siedo per ricomporre le idee, di tornare indietro non se ne parla anche perché non possiamo di certo scendere da dove siamo saliti, troppo ripido! Mi alzo e a quattro zampe (sembro super ridicola) percorro gli ultimi metri e attraverso la pietraia! Arrivata sull’erba tiro un respiro di sollievo! Spero non mi accada mai più e spero soprattutto di non incontrare altre pietraie!!! Oltre a girare la testa mi fa così male che non sono per niente lucida, non sono concentrata ma la concentrazione mi serve e non posso permettermi passi falsi! Dopo questa esperienza decidiamo di lasciar perdere la salita al Piz di Rüss. Sono talmente rimbambita che dò poca attenzione ai numerosi camosci che incontriamo. Ce ne sono molti e appena ci vedono iniziano a correre come pazzi, sono stupendi, grassi e in perfetta forma per affrontare l’inverno. Purtroppo non riusciamo a fotografarne manco uno, in tutto saranno stati almeno una ventina! Forse la zona è una bandita di caccia.
Torniamo al nostro problemuccio non indifferente ossia: COME SCENDIAMO DA QUI?!?
La seconda idea è quella di passare sotto il Piz di Rüss e prendere sempre il sentiero che dalla Bocca d’Vegeina scende al rifugio…ma così non è nemmeno stato! Il terreno sul quale camminiamo è molto ripido, e sebbene vista l’esposizione a sud del pendio incontriamo poca neve, ci sono dei punti d’ombra coperti di ghiaccio. Intercettiamo quello che sembra essere un sentiero, forse è solo un sentiero di camosci ma iniziamo a seguirlo, probabilmente si tratta del sentiero ufficiale segnato pure sulla CN 1:25’000. Siamo sulle pendici sottostanti il Piz di Rüss, la zona è impervia e per raggiungere la Bocca d’Vegeina ci tocca attraversare in orizzontale delle piccole vallette. Quest’ultime restano in gran parte nell’ombra e troviamo della neve ghiacciata. Per terra ci sono tracce di animali selvatici e quindi superiamo la prima valletta seguendo le loro impronte, la larghezza del sentiero si riduce al punto che mettendo i piedi alla pari ci stanno a filo, la neve dura sembra tenere bene il nostro peso e guardando in basso c’è da sperare che sia proprio così, se scivoliamo giù di qui ci raccolgono a Braggio! Non sono per nulla fiduciosa e arrivati all’estremità del secondo canalone ancor più ripido decidiamo di fare dietro front! Troppo pericoloso! Inoltre notiamo che più avanti ce ne sono ancora degli altri da passare. Già il fatto di dover ri-attraversare quello appena superato non mi piace…la neve terrà il nostro peso ancora una volta? Per fortuna arriviamo indenni dall’altra parte e Mauro inizia a studiarsi una via di discesa alternativa!  Dall’alto scorgiamo il Rifugio Alp di Fora ma non possiamo scendere da lì perché in quel punto il terreno è troppo ripido! Sulla cartina individua una zona che sembra meno ripida e così torniamo indietro sulla cresta fino a quota 2140m e da lì iniziamo a scendere prima tra pascoli ed in seguito tra alti cespugli e larici. Ancora qualche difficoltà, qualche incertezza ma alla fine Mauro ed il suo altimetro hanno ragione e sbuchiamo sul largo sentiero che conduce al rifugio! Ce l’abbiamo fatta…sospiro di sollievo! Non che mancassi di fiducia in Mauro, lui ci tira sempre fuori dai guai! In un batter d’occhio arriviamo al Rifugio Alp di Fora sono le 13:40, dopo aver lasciato la croce siamo stati a zonzo per 90 minuti…per oggi basta pascolare a vuoto!!!
In capanna ci concediamo una meritata pausa-relax, la struttura è veramente graziosa e sembra molto grande eppure i posti letto sono limitati a 12. All’esterno pigne di legna accatastate con precisione tetesca! 🙂 Forse torneremo al rifugio in inverno con le racchette, ovviamente salendo da Braggio. Lasciamo gli autografi nel libro e dopo un’ora di pausa ripartiamo verso il Pian di Renten e la nostra auto a Nadi, discesa senza ulteriori difficoltà fino al punto di partenza…troooppo facile!
La giornata è stata avventurosa, i luoghi visitati molto belli ma spero di non trovarmi più in una situazione del genere, non tanto per la difficoltà dell’itinerario…in passato ci siam tirati fuori da situazioni anche peggiori. Vabbé c’è sempre qualcosa da imparare! Io odio l’emicrania!!!

Questo è stato il nostro itinerario:

Nadi (1287 m) – Bosch Nadi – quota 1651 m – Pian di Renten (1914 m) – Croce a quota 2126 m – quota 2140 m – Alp di Settel – Rifugio Alp di Fora (1844 m) – Pian di Renten (1914 m) – Nadi (1287 m) 

(scritto da: Ale)