Punta di Elgio o Helgenhorn (2’837 m)

Data: 13 agosto 2011
Partenza: Svizzera, Ticino, Valle Leventina, Val Bedretto, Paltano
Difficoltà: T3
Dislivello: 968 m
Lunghezza: 12.3 km
Tempi (soste comprese): 3h 5min. (salita) + 2h 10min. (discesa)
Tragitto e profilo: vai alla cartina su SvizzeraMobile

L’estate sembra essere finalmente arrivata ma per scaramanzia meglio non urlare troppo forte! Visto che i “3’000” ticinesi adatti alle nostre capacità sembrano essere quasi esauriti ma la voglia di andare in alto è forte, decidiamo di salire alla Punta di Elgio o Helgenhorn, cima di 2’837m situata sul confine tra Val Formazza (I) e Valle Bedretto (CH).
Il luogo di partenza di questa escursione è Paltano (1’876m) in Valle Bedretto, alpeggio che si raggiunge poco dopo aver superato la località di All’Acqua andando in direzione del Passo della Novena. A Paltano c’è un parcheggio accanto alla strada, sebbene sia abbastanza ampio il consiglio è quello di arrivarvi presto soprattutto in estate, la zona è molto frequentata e i posti auto vanno a ruba!

Il nostro percorso:

Paltano (1876 m) – quota 2220 m – Passo San Giacomo (2315 m) – quota 2432 m – quota 2509 m – Punta di Elgio (2837 m) – quota 2509 m – Passo San Giacomo (2315 m) – San Giacomo (2254 m) – quota 2220 m – Paltano (1876 m)

Parcheggiata la macchina a Paltano ci incamminiamo verso il Passo San Giacomo che raggiungiamo senza problemi in 1h 15 minuti seguendo il sentiero ufficiale sempre ben marcato. Durante la salita incrociamo parecchi MTBikers che scendono in “picchiata” verso la Valle Bedretto, la zona in effetti si presta bene per questo genere di attività.
Facendo slalom tra i piloni che reggono i cavi dell’alta tensione (non proprio un paesaggio idilliaco) arriviamo al confine di Stato con l’Italia ed entriamo in pieno contatto visivo con la vetta da raggiungere. A questo punto non posso fare a meno di notare che sembra lontanissima!!! Dal Passo San Giacomo il panorama inizia ad aprirsi in direzione della Val Formazza ma per avere una visione globale di tutti i laghi della zona ci toccherà avanzare ancora un po’in direzione della cima. Dal Passo San Giacomo alla Punta di Elgio non è più marcato nulla, niente sentieri…si prosegue a naso!
Ripartiamo dunque attraversando i pascoli in direzione della vetta che si staglia di fronte a noi, cerchiamo di non salire troppo per evitare degli inutili sali-scendi e ci teniamo sempre nel versante italiano transitando dai punti quotati 2’432m e 2’509m sulla CN 1:25’000.
La salita è piacevole, senza difficoltà e man mano che ci alziamo i fiori aumentano (Nontiscordardimè alpino, Genzianelle blu, Spillone alpino, Genziana germanica, Linailoa, Semprevivi, la rara Campanula di Moncenisio e tanti altri), una tavolozza di colori tutta da ammirare, fotografare ma non toccare! Continuiamo ad avanzare verso l’Helgenhorn e dai pascoli passiamo in breve al terreno sabbioso marrone/grigio tipico di questa regione (simile a quello calpestato per raggiungere la non lontana Punta dei Camosci), niente grossi sassi in mezzo ai piedi…camminare qui non è per nulla stressante! Arriviamo nella valletta che precede l’anticima della Punta di Elgio e la risaliamo a sinistra puntando dritti verso l’evidente bocchetta seguendo una traccia tra gli sfaciumi. L’anticima è facilmente riconoscibile in quanto si tratta di un’imponente formazione rocciosa (e qui mi permetto di fare copia-incolla dell’azzeccata definizione utilizzata in una relazione su Hikr.org) a forma di “pinna di delfino”.
Una volta aggirata la “pinna” il gioco è quasi fatto, basta risalire l’ultimissimo tratto di pendio per trovarsi di fronte alla cupola sommitale rocciosa che corrisponde alla vetta vera e propria.
Per arrivare all’omino di pietre situato su di essa si utilizza il sentierino leggermente aereo che permette di superare gli ultimi 2-3 metri e arrivare infine alla cima! Questa è l’unica insidia di tutta l’escursione e da quanto avevo letto nelle altre relazioni devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di peggio…meglio così!
La salita dal Passo San Giacomo alla Punta di Elgio ci ha preso poco meno di due ore durante le quali mi sono fermata parecchie volte a fotografare i fiorellini a terra, in fondo la cima non era poi così lontana come sembrava inizialmente!
Arrivati in vetta ci guardiamo intorno, purtroppo le nuvole cumuliformi in lontananza non ci permettono di ammirare i giganti bernesi e vallesani, al contrario possiamo osservare di fronte a noi la perfetta sagoma della Punta di Valrossa, davvero stupenda e da inserire subito nella nostra lista delle mete da raggiungere. Quest’ultima però ci toglie la visuale sulla Punta dei Camosci ed il bacino artificiale del Lago Gries, fa nulla c’è molto altro da guardare! A picco sotto di noi per esempio vediamo la Val Corno e la nuova Capanna Corno-Gries mentre dall’altra parte la vista spazia sui numerosi laghi della Val Formazza (Lago Toggia, Lago Castel, Laghi Boden) e sul ghiacciaio del Basodino. Lo sguardo corre poi lungo l’intera (o quasi) Valle Bedretto e sulle sue montagne quali ad esempio Pizzo Gallina, Poncione di Manió, Poncione di Cassina Baggio, Chüebodenhorn, Pizzo Rotondo, Pizzo Lucendro, eccetera.
In cima non c’è nessuno ed è una gran fortuna, perché lo spazio di manovra non abbonda.
In completa solitudine ci gustiamo quindi il panorama e i panini, Mauro sistema un po’l’omino di vetta (niente libro) per il solito autoscatto e dopo un’oretta abbondante di sosta prendiamo la via del ritorno che seguirà all’incirca quella di salita.
Il percorso è classificabile con difficoltà T2 fino al Passo San Giacomo mentre il resto dell’itinerario rientra nel T3, più che altro per il fatto che il sentiero non è marcato.
Gita molto bella con meteo ottima fino al primo pomeriggio, dopodiché le nuvole hanno coperto buona parte della zona ma noi eravamo già sulla via del rientro.

(scritto da: Ale)

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