in Nádro (1’291 m)

Data: 8 maggio 2021
Partenza: Svizzera, Ticino, Riviera, Biasca
Difficoltà: T3
Dislivello: 1088 m
Lunghezza: 6.4 km
Tempi (soste comprese): 2h 10min. (salita) + 1h 45min. (discesa)
Tragitto e profilo: vai alla cartina su SvizzeraMobile

Gita tutta in verticale sopra Biasca, alla scoperta dei monti di Nádro.
Le ripide pareti che sovrastano il capoluogo della Riviera, nascondono piccoli fazzoletti di terra dove un tempo si saliva per necessità e non certamente per svago.
Pascoli di fortuna abbarbicati tra le rocce dove ancora oggi è possibile osservare stalle e cascine, cadute per la maggior parte in rovina o che giacciono in stato di palese abbandono.
Dato che il versante dove si svolge l’escursione rimane in ombra fino a tarda mattinata, decidiamo di fare una cosa che va contro le nostre normali abitudini e partiamo da Biasca solo alle 11:45.

Questo è l’itinerario:

Biasca (292 m) – Chiesa SS. Pietro e Paolo (350 m) – In Stornètt – Ra Bédra dro Vént – In Nádro (1291 m)

Partiamo dalla Chiesa principale del paese dedicata a S. Carlo Borromeo e andando alla sua destra, in Salita alla Chiesa, affrontiamo i primi gradini della giornata.
Ancora non lo sappiamo ma nel corso di questa escursione ne saliremo moooolti altri.
La scalinata in ciottolato ci porta in pochissimi minuti alla bella Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, edificata in pietra in stile romanico tra il XII e XIII secolo, è un monumento storico d’importanza nazionale.
Da qui la vista su Biasca è già molto bella, ma siamo sicuri che salendo il panorama non potrà che migliorare.
Alle spalle della chiesa andiamo a sinistra e attraversiamo lo sbarramento su Ri di Nádro.
Poco più in là troviamo un cartello bianco che indica la nostra meta. Questo è il solo cartello presente sull’itinerario, anche la demarcazione ufficiale bianco-rossa è quasi del tutto assente, ciò nonostante la via da seguire è sempre chiara ed evidente (leggasi SCALINI).
Il sentiero d’ora in avanti ci porterà sempre più in alto con continui zig-zag.
A quota ca. 480m passiamo davanti a una stalla e un primo ponticello in legno ci consente di attraversare di nuovo il fiume. Qui osserviamo rocce levigate dall’acqua e una bella pozza, una piscinetta naturale davvero invitante.
La giornata è più calda del previsto ed essendo partiti tardi ci troviamo a camminare in pieno sole, per fortuna che almeno in alcuni punti il sentiero sale all’ombra del bosco. Una cinquantina di metri più in alto, in località In Stornètt, il secondo ponticello ci fa passare di nuovo sul versante orografico destro della valletta che stiamo risalendo. Guadagniamo terreno all’ombra della vegetazione e superata un’altra costruzione, il sentiero prosegue semi pianeggiante verso il solco scavato dal torrente, al centro della valle.
A quota ca. 640m l’ennesimo ponticello in legno ci fa passare sul versante orografico sinistro del Ri di Nádro, dove resteremo fino al raggiungimento della meta. Da qui in avanti gli scalini diventano una presenza costante e step by step saliamo osservando con ammirazione questo notevole lavoro dei nostri avi, che pietra su pietra, gradino dopo gradino, si sono aperti con fatica una via d’accesso verso l’alta Valle di Santa Petronilla. Da qui un tempo passavano capre, pecore e sicuramente anche goffe mucche, chissà quante di loro avranno perso la vita precipitando nel vuoto?
Transitiamo da una cascina in località “Ra Bédra dro Vént “, per chi non padroneggia il dialetto biaschese, significa “la betulla del vento”, è probabile che questo sia un luogo molto ventilato anche se al posto della betulla osserviamo un enorme ciliegio. Sfilando davanti a questi vecchi rustici costruiti letteralmente a sbalzo sul ciglio della montagna, vien da pensare alle fatiche, ai sacrifici e alle necessità dei nostri antenati che per campare si vedevano costretti a raggiungere, insieme alle loro bestie, zone impervie come queste. Piccoli fazzoletti di terra utili sia per la fienagione che per pascolare il bestiame, luoghi dove l’erba valeva quanto l’oro.
Realtà di questo genere si possono osservare anche in altre valli del nostro Cantone, probabilmente la più conosciuta in tal senso è la Val Bavona (vedi relazione), dove la testimonianza più significativa delle difficoltà di approvvigionamento è ancora oggi rappresentata dai “prati pensili”, massi con una superficie di pochi metri quadrati sui quali veniva trasportata della terra per coltivare ortaggi o più semplicemente per far cresce erba per foraggiare gli animali. Gesti, direi quasi disperati, per cercare di sopravvivere in un territorio dove il suolo era per la maggior parte improduttivo.
Condizioni di vita così difficili che spinsero molti ticinesi a emigrare oltre Oceano in cerca di fortuna. Tra questi anche il bisnonno di Mauro che lasciò Biasca per salpare il 30.06.1923 a bordo della S.S. Mauretania dal porto francese di Cherbourg alla volta degli Stati Uniti. Sbarcò sulla newyorkese Ellis Island il 06.07.1923, sebbene la sua destinazione finale fosse San Francisco, come si evince dai registri dell’epoca.
Ancora una volta pensiamo a quanta fortuna abbiamo avuto nel nascere “nel posto giusto, al momento giusto”, dove situazioni del genere sono solo un ricordo, lontano quasi cent’anni.
Tornando al presente e alla nostra escursione…dopo circa 2 ore giungiamo ad un primo terrazzo prativo, qui arriva pure un filo per il trasporto materiale e qui, sola soletta, in posizione decisamente panoramica e privilegiata, sorge la prima cascina di Nádro. Da quassù la vista spazia su Biasca, l’imbocco della Leventina e sulla Val di Blenio. Un posto magnifico reso ancor più affascinante dalla sua via d’accesso, per nulla scontata. Dopo aver scattato le foto rientriamo nel bosco e in una decina di minuti raggiungiamo le altre cascine di Nádro. Il pascolo qui è più ampio e in buona parte pianeggiante, i pochi edifici presenti in loco sono costruiti ben distanti gli uni dagli altri. Molto bello il rustico che sorge ai piedi di un’enorme roccia che funge da separé naturale dell’alpeggio.
Il panorama, inutile dirlo, è di quelli che lascia senza fiato e la vista su Biasca, 1’000 metri più in basso, fa letteralmente girare la testa.
Da qui vi sarebbe la possibilità di proseguire verso Pieisgèra, l’Alpe di Compiett o Negressima, ma per oggi ci accontentiamo del dislivello già macinato.
Terminato il pic-nic scendiamo a Biasca seguendo lo stesso itinerario di salita spacca-ginocchia e concedendoci un’ultima pausa presso la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, dove entriamo ad ammirare i dipinti, scoprendo con sorpresa che il pavimento della chiesa è stato costruito…in salita.
Arriviamo in paese dopo 1h 45 minuti pienamente soddisfatti della nostra gita esplorativa in ambiente più che selvaggio.
Segnaliamo che pur essendo sempre abbastanza largo, sul percorso si incontrano dei passaggi esposti, il sentiero infatti corre spesso a strapiombo sopra Biasca. Salita e discesa vanno dunque affrontate con la dovuta attenzione, tuttavia la difficoltà dell’itinerario non supera il T3.

(scritto da: Ale)

 

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