Monte di Fuori (1’160m) + Brontallo (712m)

Data: 20 novembre 2021
Partenza: Svizzera, Ticino, Valle Maggia, Val Lavizzara, Cavergno
Difficoltà: T2
Dislivello: 915 m
Lunghezza: 8.8 km
Tempi (soste comprese): 1h 15min. (Monte di Fuori) + 1h 15min. (Brontallo) + 1h 10min. (Cavergno)
Tragitto e profilo: vai alla cartina su SvizzeraMobile

Alla ricerca di qualcosa di diverso, mai visto e soprattutto snow-free, decidiamo di sfruttare questo soleggiato sabato di novembre per andare alla scoperta del villaggio di Brontallo in Valle Maggia. Arrivare in auto sul posto sarebbe troppo facile, così studiando la cartina, decidiamo di partire da Cavergno e salire in primis al Monte di Fuori per scendere poi a Brontallo dal sentiero che traversa a mezza costa la montagna, per rientrare infine a Cavergno costeggiando il fiume Maggia.
Per una questione di soleggiamento, visto il periodo non troppo favorevole, partiamo sul tardi onde evitare ombra e freddo mattutini. Arriviamo a Cavergno alle 9:30 e lasciamo l’auto accanto alla strada principale, nel piazzaletto della funivia dell’Ofima.

Questo dunque è l’itinerario nel dettaglio:

Cavergno (464 m) – quota 1034 m – Monte di Fuori – quota 1034 m – Brontallo (712 m) – Ponte della Merla – Presa di dentro (563 m) – Presa di fuori – Cavergno (464 m)

In paese non troviamo alcun cartello escursionistico e dobbiamo affidarci alla mappa e alle doti kompass di Mauro per individuare l’imbocco del sentiero. Una volta trovato, la traccia risulta poi evidente e qua e là notiamo pure dei segni bianco-rossi un po’ sbiaditi.
Dopo i primi 20 minuti di salita veniamo raggiunti dai raggi del sole e il bosco si illumina regalandoci gli ultimi colori autunnali della stagione. Molti alberi sono già spogli ma alcuni faggi hanno ancora una chioma multicolore, che meraviglia!
Il sentiero sale ripido all’interno di un bosco misto di castagni, querce e faggi ma senza problemi arriviamo dopo 1h 25 minuti di salita alla radura che ospita le cascine di Monte di Fuori, luogo a dir poco stupendo. Una manciata di rustici tutti in pietra, tra cui spiccano una grande stalla a due piani e una minuscola chiesetta con la facciata bianca e il tetto in piode. Quest’ultima è purtroppo chiusa e non accessibile, ma è talmente piccina che sbirciando dalla finestrella riusciamo a vederla tutta “a colpo d’occhio”. Passando davanti alla stalla osserviamo una fontana molto bella, la vasca di raccolta dell’acqua è stata ricavata ingegnosamente da una vecchia botte di legno.
Alle spalle dei rustici si alza una collinetta dominata da un enorme faggio secolare, chissà quanto doveva essere bello solo qualche settimana fa con ancora le foglie colorate “addosso”?
Saliamo fino all’albero e da lì ammiriamo il monte dall’alto, nonché il panorama sulla Valle Maggia in direzione di Cavergno, Bignasco e Cevio. Alle nostre spalle, in direzione Nord-Ovest, si srotola invece la Val Bavona con il Basodino in bella mostra.
Dopo una buona mezz’ora ci rimettiamo in marcia e torniamo al bivio per Brontallo, che si trova a quota 1’034m in prossimità della stazione a monte della funivia di servizio dell’Ofima.
Qui il sentiero diventa largo e pianeggiante al punto da sembrare quasi una stradina.
Con nostro grande stupore, poco più avanti, incontriamo un tunnel. Che il sentiero passi attraverso una galleria scavata dall’uomo in luogo dove apparentemente non c’è nulla è un fatto alquanto singolare. Probabilmente si tratta di un’opera dell’Ofima per raggiungere qualche condotta idrica della zona.
Al bivio segnalato per Taneda andiamo a destra e per mezzo di numerosi gradini perdiamo gradualmente quota. La discesa nella selva castanile è resa “scivolosa” dalla presenza di una gran quantità di foglie secche, ricci e castagne. Il sentiero traversa la montagna al di sotto di impressionanti pareti di roccia e dopo 75 minuti arriviamo a Brontallo entrando dal cancello sul lato Ovest del paese che dà accesso in primis ai vigneti terrazzati. A Brontallo infatti, nonostante i sui 700 metri di quota, cresce ancora la vite. Questo è possibile grazie alla posizione soleggiata del villaggio, nonché alla vicinanza dei vigneti alle enormi rocce soprastanti che emanano “calore refrattario”, favorendo il lodo sviluppo. Accanto ai vigneti trovano posto anche degli orti e alcune altre piante da frutto, anche se i frutti maggiormente raccolti da queste parti erano le castagne, principale fonte di nutrimento per uomini e animali durante i lunghi inverni. Le “grà”, oggi se ne trovano di restaurate ai margini del villaggio, permettevano di essiccare le castagne grazie a un processo di affumicazione che durava diverse settimane. Nella grà le castagne venivano distribuite al piano superiore, mentre al piano di sotto veniva accesso un fuoco che andava alimentato e mantenuto accesso di continuo.
Arrivati in paese non possiamo che rimanere estasiati di fronte a una tale meraviglia di architettura rurale. Sul sito invallemaggia.ch si legge che Brontallo stupisce per il suo ordine urbanistico, ed è proprio così. Nulla sembra essere fuori posto, niente è stato lasciato al caso.
Dopo una gradevole pausa pic-nic al sole ci lasciamo guidare dal “percorso etnografico” attraverso i labirintici vicoli di Brontallo e punto dopo punto, pannello dopo pannello, scopriamo i maggiori luoghi d’interesse del posto: il bellissimo lavatoio con l’acqua che sgorga direttamente dalle viscere del villaggio, la vecchia scuola oggi convertita in ristorante, “I Palèzz” ovvero le Case degli Emigranti, costruite in posizione privilegiata con i soldi di chi aveva “fatto fortuna” oltre Oceano, il vecchio forno, il torchio per la spremitura dell’uva, le stalle, la Chiesa di S. Giorgio con la facciata affrescata, l’Ossario e i terrazzamenti. Questi ultimi ci ricordano, nemmeno troppo vagamente, i terrazzi costruiti dagli Inca nella famosa Machu Picchu. Terminiamo la visita sul lato orientale del paese, alle spalle della Chiesa, da qui seguiamo la stradina sterrata che in seguito si trasforma in sentiero e ci riporta in basso verso il fiume. Attraversata la strada cantonale scendiamo in riva alla Maggia e ci portiamo sulla sponda opposta attraversando il Ponte della Merla, un caratteristico ponte ad arco in pietra. Purtroppo a causa del periodo e dell’esposizione il rientro a Cavergno ce lo facciamo quasi tutto al buio. Ritroviamo il sole per pochi minuti in prossimità del ristrutturato nucleo di Presa dove, su un cartello, leggiamo delle opere di restauro effettuate nella zona e dei chilometri di muretti a secco ripristinati dai volontari.
Arriviamo a Cavergno dopo aver ri-attraversato il fiume nella spettacolare zona dei pozzi, peccato sia troppo buio per scattare delle foto. La discesa in quest’ultima tratta ci ha preso 70 minuti ed è avvenuta su sentiero semplice e ben segnalato.

Stupenda, nonché interessantissima escursione, che se fatta fuori stagione dà la possibilità di visitare Brontallo (luogo assai turistico) senza fare a gomitate con altri visitatori.

(scritto da: Ale)

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