Zucchero (1’648 m) + Alpe di Pii (1’599 m)

Data: 3 giugno 2021
Partenza: Svizzera, Ticino, Valle Maggia, Lodano Ronchi
Difficoltà: T3
Dislivello: 1668 m
Lunghezza: 12.9 km
Tempi (soste comprese): 3h (Alpe di Pii) + 3h 10min. (discesa)
Tragitto e profilo: vai alla cartina su SvizzeraMobile

Consapevoli che la meteo non sarà fantastica, sfruttiamo questa giornata di Festa per mettere un po’di dislivello nelle gambe in vista dell’estate.
Decidiamo quindi di esplorare monti, alpeggi e boschi che fanno parte della riserva forestale della Valle di Lodano in Valle Maggia. Le mete principali della nostra escursione saranno il promontorio chiamato Zucchero e l’Alpe di Pii con il suo biotopo e il bivacco.
Il punto di partenza della gita è la frazione Ronchi a Lodano, dove parcheggiamo gratuitamente accanto a una fontana, proprio di fronte all’imbocco del sentiero.

Questo è il nostro itinerario ad anello:

Lodano Ronchi (382 m) –  Solada d’Zott (687 m) – Solada d’Zora (884 m) – Sassalto (1182 m) – Chiascia – biotopo – Zucchero (1648 m) – biotopo – Alpe di Pii (1599 m) – Nagairóm – quota 1674 m – Alpe di Casgèira (1589 m) – quota 1142 m – Castel (798 m) – Mött la Sèla – Canigèe – quota 485 m – Lodano Ronchi (382 m)

All’inizio del sentiero, oltre alla normale segnaletica, troviamo un pannello con mappa che fornisce informazioni sui diversi percorsi che si snodano nella valle. Informazioni che si possono visionare più nel dettaglio anche online sul sito www.valledilodano.ch.
La Riserva Forestale, la Capanna Alp da Canaa (da noi raggiunta nel 2017), i bivacchi sugli Alpi di Pii e Tramón, le antiche piazze dei carbonai, i fili a sbalzo, sono alcuni dei punti di interesse che si possono scoprire cammin facendo.
Detto questo, non ci stupiamo più di tanto quando, addentrandoci nella valle, incontriamo sentieri ampi, puliti e segnalati alla perfezione. Un plauso va inoltre fatto a chi si è impegnato nella costruzione di centinaia di ometti in pietra distribuiti lungo l’intero percorso da Lodano all’Alpe di Pii, alcuni particolarmente grandi, altri davvero minuscoli, certi addirittura artistici.
A mio avviso sono una simpatica distrazione dalla salita, se ti concentri a guardare gli ometti, quasi non ti accorgi che passo dopo passo stai macinando un bel po’di dislivello…un gran bel vantaggio!
E un’altra bellissima distrazione è la riserva forestale che in questo periodo dell’anno si mostra verde e rigogliosa. Con il cambio d’altezza si passa gradualmente dai castagni alle betulle, più su si attraversa una meravigliosa faggeta con faggi monumentali, mentre nella parte più alta del percorso crescono larici, abeti e un’infinità di cespugli di mirtilli.
Salendo si transita dai monti di Solada d’Zott, Solada d’Zora, Sassalto e per ultima, dall’isolata cascina di Chiascia, affacciata sulla Valle Maggia. Rustici e stalle che fino a pochi decenni fa erano utilizzati nel periodo estivo durante la transumanza verso gli alpeggi superiori.
Un’altra distrazione, stavolta per nulla piacevole, sono le zanzare, così tante e assatanate di sangue da non permetterci di fare nemmeno uno stop. Scompaiono ben oltre i 1’000m di quota e solo giunti a Chiascia riusciamo a concederci una pausa degna di questo nome.
La salita, agevolata da un percorso a frequenti zig-zag, non risulta mai troppo ripida e lemme lemme arriviamo al biotopo tra i larici sull’Alpe di Pii, un minuscolo laghetto situato alla base del vicino promontorio chiamato Zucchero, sul quale non manchiamo di salire.
Purtroppo la giornata è molto nuvolosa e il panorama è quasi del tutto compromesso.
Da quassù guardando a NO si osserva Cevio con alle spalle l’imponente Madone di Càmedo, dalla parte opposta puntando gli occhi sul fondovalle si nota Maggia mentre ad E si alzano le belle cime confinanti con la Verzasca, dove si sviluppa la Via Alta Vallemaggia.
Gli avvistamenti faunistici, iniziati con una serie di scoiattoli vivi e numerose talpe e topi morti (ci siamo chiesti il perché di questi funesti ritrovamenti senza però trovare una risposta), continuano e mentre giro in giro al biotopo quasi quasi calpesto un biscione nero (presumo uno “scorson” o biacco), con calma e sangue freddo inserisco la retro e abbandono la zona, in fondo qui sono io l’intrusa.
Dal biotopo, in una manciata di minuti, raggiungiamo le due cascine in pietra sull’Alpe di Pii.
La costruzione sulla destra è una stalla per il bestiame, mentre a sinistra, ristrutturato di recente, osserviamo lo stabile utilizzato un tempo dai pastori, oggi fruibile come bivacco.
Il restauro conservativo ha toccato principalmente il tetto in piode, mentre l’interno risulta piuttosto spartano, come doveva apparire ai tempi in cui si viveva sull’alpe. Di fianco al focolare, infissa nel muro, osserviamo con interesse una spersola (un tavolo inclinato e scanalato) in pietra, utilizzata durante la produzione del formaggio per agevolare la fuoriuscita del siero dalla cagliata posata nello stampo.
Il posto è davvero molto bello e dopo 3 ore di marcia, ci fermiamo per un meritato pic-nic.
In seguito, visto che le gambe hanno reagito bene ai primi 1’300m di dislivello, valutiamo di poter “digerire” facilmente un altro po’ di salita. Decidiamo quindi di rientrare a Lodano compiendo un giro ad anello che ci fa transitare, sempre su sentieri segnalati alla perfezione, dagli alpeggi di Nagairóm e Casgèira. Superato quest’ultimo alpe, il zig-zagante sentiero nel bosco, ci porta sempre più in basso verso le belle cascine di Castel, costruite rigorosamente in pietra e affacciate sul Rio di Lodano. A questo punto scegliamo di non attraversare il fiume, ma di mantenerci sulla sua sponda sinistra, così facendo ci tocca salire ancora di qualche metro fino a Canigèe per poi scendere direttamente verso la frazione Ronchi, dove abbiamo parcheggiato. Restando su questo lato riusciamo a scorgere delle belle cascate a scivolo che scendono nel versante opposto della Valle di Lodano. Questa è l’unica parte dell’escursione classificabile con difficoltà T3 (alcune cordine e qualche passaggio un po’esposto), a giudicare dall’erba alta e dalle felci che crescono sul sentiero si direbbe che la tratta da Canigèe a Lodano sia meno utilizzata, ma sottolineo che il sentiero è comunque segnalato.
Arriviamo al parcheggio dopo 3h 10 minuti di cammino, stanchi, con gambe e piedi doloranti, ma super felici di aver scoperto nuovi angoli selvaggi della bellissima Valle Maggia.

(scritto da: Ale)

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